Corona imperiale di Ottone il Grande by Unknown Artist - c. 980 – c. 1027 - 15.6 cm Corona imperiale di Ottone il Grande by Unknown Artist - c. 980 – c. 1027 - 15.6 cm

Corona imperiale di Ottone il Grande

Oro, pietre preziose, smalto cloisonné, ferro, velluto • 15.6 cm
  • Unknown Artist Unknown Artist c. 980 – c. 1027

Questa notevole corona è uno dei pochi oggetti di arte medievale che presentano un disegno inconsueto e una storia altrettanto inconsueta. Benché la corona fosse inizialmente attribuita a Ottone il Grande, imperatore del Sacro Romano Impero dal 962 al 973, i tratti rimasti del suo disegno originale indicano che potrebbe essere stata commissionata ed usata da uno qualsiasi dei governanti di quella regione della fine del X secolo. Questa corona medievale venne usata nelle cerimonie di incoronazione degli imperatori del Sacro Romano Impero per secoli, iniziando nel X o XI secolo fino agli inizi del XIX, quando il Sacro Romano Impero venne ufficialmente sciolto.

A differenza di molte altre corone, questa è ottagonale; ci sono otto distinte placche d'oro fissate assieme secondo uno schema alternato. Quattro placche presentano degli smalti cloisonné con scene bibliche relative ai re e al loro diritto divino di governare: re Davide, re Salomone, re Ezechia con Isaia, e Cristo in trono. Un totale di 144 pietre preziose, compresi zaffiri, smeraldi, ametiste e perle, decorano i pannelli della corona, sebbene la pietra principale sulla parte frontale, originariamente un opale chiamato il "Waise" (l'Orfano), venne rimossa e sostituita, se ne perdono le tracce intorno al 1350. Varie altre caratteristiche di questa corona sono aggiunte posteriori, compreso l'arco che unisce la placca anteriore con la posteriore, aggiunto dall'imperatore Corrado II, che regnò dal 1024 al 1039 e la croce sul davanti.

Il Sacro Romano Impero esistette per quasi mille anni e l'uso continuato di questa corona medievale da parte dei suoi molti imperatori dimostra l'importanza che attribuivano al loro legame con un passato sempre più distante.

- Stephanie Skenyon