La madre morta by Egon Schiele - ca. 1910 - 32 x 25,7 cm collezione privata La madre morta by Egon Schiele - ca. 1910 - 32 x 25,7 cm collezione privata

La madre morta

Olio su tela • 32 x 25,7 cm
  • Egon Schiele - 12 giugno 1890 - 31 ottobre 1918 Egon Schiele ca. 1910

Domenica mattina giunse troppo presto per una giovane attrice, quando l'inizio di dicembre la colse attorno ai bambini che mai più sarebbero stati baciati dalla loro madre. Il loro padre li aveva abbandonati un anno prima, e i tre novelli orfani stavano per essere divisi e dati in adozione. Ciò significava l'inizio di una nuova vita, ciascuno in una famiglia diversa. Per Edgar, il figlio di mezzo, la morte sarebbe rimasto il tema centrale della sua esistenza. Eliza Poe era abituata alla morte, perché l'aveva interpretata molte volte: come Giulietta a Verona e come Ofelia in riva al fiume; e probabilmente fu l'ispirazione per tutte le bellissime donne uccise dalla penna di suo figlio Edgar — uno schema malinconico che si dipana lungo tutta la sua produzione letteraria di racconti e poesie. Di certo, Il Corvo, la sua poesia più celebre, un simbolo di dolore e morte ma anche di bellezza idealizzata e crudele verità, non piovve dal cielo per Edgar Allan Poe.

Egon Schiele, l'autore del dipinto di oggi, ebbe anch'egli un incontro ravvicinato con questa brutale e romantica forma di morte. Il destino di Schiele fu simile a quello di uno degli sfortunati personaggi di Poe. Tre giorni dopo avere sposato Edith, durante la Prima guerra mondiale, Schiele sentì il bisogno di arruolarsi nell'esercito di Praga. Edith lo seguì e prese alloggio in un hotel mentre il marito viveva coi coscritti in un padiglione espositivo. Mentre dipingeva catturò ben presto l'attenzione del suo comandante, che gli diede una stanza da usare come studio. Quando la guerra finì la coppia rientrò a Vienna, dove la carriera artistica di Schiele decollò. Edith era incinta del loro primo figlio e le commissioni per ritratti continuavano a crescere. Ma nell'autunno del 1918, Edith morì di influenza spagnola. Schiele trascorse tre giorni dopo la morte della sua amata dipingendola, per poi morire anche lui. È ovvio che la vita è l'essenza dell'esistenza, ma alcuni conquistano la natura del decadimento sconfiggendo la loro stessa morte tramite l'immortalità.

È questo il caso di molti artisti, ma permettetemi di presentarvi una storia ancora più strana: Henrietta Lacks morì a Baltimora, la stessa città nella quale perì Edgar Allan Poe in circostanze misteriose. Anche lei ha conquistato l'immortalità, in maniera ancora più letterale di Schiele o di Poe. Ma non era una pittrice o una poetessa, era una coltivatrice di tabacco. Il suo DNA è l'unica coltura ad aver mai creato una linea cellulare immortale, conosciuta come HeLa. Prelevate da una formazione cancerosa, le sue cellule furono coltivate in laboratorio ed usate per la ricerca medica. A causa della loro crescita abnorme e al loro ritmo riproduttivo, queste celle continuano tutt'oggi ad essere utilizzate per la ricerca. Le cellule HeLa hanno aiutato a sintetizzare il vaccino per la polio, furono le prime cellule umane ad essere mai clonate, e contribuirono perfino al completamento della mappatura del genoma umano. Io credo che noi moriamo veramente solo quando anche l'ultimissimo pezzo di noi perisce.

- Artur Deus Dionisio