Spettatori nell'arena by Vincent van Gogh - 1888 - 73 x 92 cm Spettatori nell'arena by Vincent van Gogh - 1888 - 73 x 92 cm

Spettatori nell'arena

Olio su tela • 73 x 92 cm
  • Vincent van Gogh - March 30, 1853 - July 29, 1890 Vincent van Gogh 1888

Se è mai esistito un pessimista supremo, questo deve essere stato Arthur Schopenhauer. Questo filosofo tedesco fu profondamente influenzato dal pensiero buddista tanto che considerò l'esistenza "negativa" e la vita senza scopo - contraddistinta da dolore e sofferenza. Egli indicò, come i buddisti, il Desiderio (di vivere, di possedere e di perpetuarsi) come la fonte di tutta la sofferenza umana, ma a differenza di Buddha non suggerì un percorso per il Nirvana - lo stato di assoluta libertà dal Desiderio e da se stessi. Il suo pensiero si fonda su una dualità, in quanto Schopenhauer presenta il mondo come Desiderio e Rappresentazione. Egli credeva che se la coscienza fosse stata profondamente assorbita dalla rappresentazione, sarebbe stata libera per qualche istante dal doloroso atto del desiderare. Questo non significa che egli considerò l'arte una mera distrazione dalla difficoltà del vivere. Per Schopenhauer l'arte dava accesso alla conoscenza di concetti espressi in Platone. Ci poteva insegnare a guardare oltre il Desiderio. E quelli che davvero riuscivano a guardare oltre erano da lui considerati geni, creatori senza riguardi per le regole e ignari degli obblighi mondani del vivere - il classico artista fuori dal mondo, concentrato su cose al di fuori del "travaglio quotidiano". Il modo in cui noi guardiamo a van Gogh, per esempio. In questo quadro, van Gogh cattura la nostra attenzione con spettatori la cui attenzione, a loro volta, è stata catturata. Ci sembrano a loro agio e divertiti, indistinguibili l'uno dall'altro e distratti da loro stessi. Se però facciamo attenzione all'angolo a sinistra, possiamo cogliere un osservatore che ci guarda, di un verde grottesco, come stesse soffrendo. Una presenza disturbante nel dipinto, forse perché ci riporta all'idea del nostro doloroso "sé"? Schopenhauer avrebbe pensato questo, non era un tipo allegro alle feste... Artur Deus Dioniso