Statua della dea Irhevbu o della Principessa Edeleyo by Unknown Artist - XVI o XVII secolo - 46,5 x 22,6 x 18,7 cm Statua della dea Irhevbu o della Principessa Edeleyo by Unknown Artist - XVI o XVII secolo - 46,5 x 22,6 x 18,7 cm

Statua della dea Irhevbu o della Principessa Edeleyo

Lega di rame • 46,5 x 22,6 x 18,7 cm
  • Unknown Artist Unknown Artist XVI o XVII secolo

Eccoci al secondo giorno del nostro esperimento! Prima di leggere questo post, se non l’avete ancora fatto, leggete l’articolo di ieri, perché la scultura di oggi è abbinata a quella presentata ieri. :)

Quanto diversamente possono essere trattati gli oggetti d’arte? Il putto di Donatello di ieri e la statuetta della dea o principessa del Benin mostrano il trattamento iniquo di due capolavori.

La figura di una donna nuda, in piedi su una base rettangolare decorata con arco e frecce, è probabilmente Irhevbu, l’amata moglie di Ake, dio degli arcieri. Alcuni dicono anche che la figura ritragga la principessa Edeleyo, uccisa da una freccia avvelenata. Quest’opera è unica tra le sculture del Regno del Benin, oggi parte della Nigeria. Così come il putto, essa è stata realizzata durante un periodo di innovazione iniziato nei primi anni del XVI secolo, quando alcuni artisti del Regno del Benin perfezionarono l’arte di creare sculture in metallo fuso.

Il maestro rappresenta questa figura in movimento, con il braccio sinistro che si abbassa e raggiunge lo spettatore. In contrasto con il putto di Donatello, l’artista ha scelto di enfatizzare come lei sia bloccata: guarda di fronte a sé; i piedi forti e le gambe leggermente piegate sostengono il torso, vigoroso e liscio, e le braccia. Invece di suggerire una rotazione, il maestro ha deciso di sottolineare la bellezza fisica e gli accessori della donna. La morbidezza e il profondo splendore della sua pelle contrastano con i dettagli fini dei capelli e dei gioielli che indossa.

L’opera è stata realizzata con una lega di rame. L’importanza del putto e del personaggio di Irhevbu o Edeleyo si riflette nei loro materiali, bronzo e lega di rame. La struttura fusa di metallo, che costituisce una sfida tecnica considerevole, è, per definizione, costosa, e sottolinea tanto la reputazione del mecenate, quanto l’importanza dell’opera in sé.

Nonostante l’incontestabile importanza nei loro contesti d’origine, i due oggetti sono stati interpretati in modi differenti quando sono entrati a far parte della collezione del museo di Berlino. Al contrario del putto, che era visto come un capolavoro, le opere provenienti dal Benin erano viste come primitive. La differenza tra i due oggetti è stata enfatizzata dalle istituzioni in cui ognuno di loro è conservato ed esposto. La scultura del Benin era considerata un esemplare etnologico e per questo è stata confinata in una teca con altri oggetti. L’esposizione The Beyond Compare. Art from Africa al Bode-Museum affronta, tra le altre, questa questione.