Medusa by Gianlorenzo Bernini - 1638–40 - h. 46 cm Kunsthistorisches Museum Medusa by Gianlorenzo Bernini - 1638–40 - h. 46 cm Kunsthistorisches Museum

Medusa

Marmo con tracce di prima originale • h. 46 cm
  • Gianlorenzo Bernini - 7 dicembre 1598 - 28 novembre 1680 Gianlorenzo Bernini 1638–40

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Continuiamo il nostro mese speciale con la mostra "Caravaggio & Bernini", in corso al Kunsthistorisches Museum di Vienna fino al 20 gennaio 2020. È un vero must di quest'anno, non perdetevela! E se non riuscite ad andare a Vienna, leggeteci ogni domenica per questo mese :)

Sebbene Medusa non sia annoverata tra le prime catalogazioni delle opere realizzate da Filippo Baldinucci e Domenico Bernini, lo stile e l'audacia con cui sono stati scolpiti i serpenti che si contorcono selvaggiamente sulla testa della figura suggeriscono fortemente la mano di Bernini. 

I capelli della mostruosa Medusa erano un covo di serpenti; coloro che la guardavano venivano tramutati in pietra. Perseo riuscì a sfuggire al suo fatale potere guardandola solo 'indirettamente' attraverso il lucido metallo del suo scudo. Con questo stratagemma, Perseo decapitò Medusa nel sonno.
Il busto di Bernini raffigura la rigida testa di Medusa prima che Perseo mettesse fine alla vita della Gorgone. L'artista fu ispirato qui non tanto dall'illusionistico Scudo di Caravaggio, dalle sembianze inorridite, quanto dalla versione poetica che di questa raffigurazione rese Giambattista Marino nella sua Galeria (1619). Il poeta utilizzò le parole della stessa Medusa in modo da invitare implicitamente gli scultori a fare della sua pietrificazione il loro soggetto:

"Non so se mi scolpì scalpel mortale, o specchiando me stessa in chiaro vetro la propria vista mia mi fece tale". La risposta di Bernini a Marino è una dimostrazione di virtuosismo tecnico e vitalità, finalizzata a suscitare lo stupore dell'osservatore, così da "pietrificare" anche lui. Egli punta il suo scalpello anche su un altro verso del sonetto di Marino, nel quale Medusa avverte il lettore che perfino uno sguardo della versione marmorea del suo viso – un'opera d'arte – sarebbe in grado di tramutare l'osservatore in pietra. In questo modo Bernini crea – per coloro che ne sono al corrente, per lo meno – un paragone tra due arti sorelle: ut sculptura poësis, la poesia come scultura parlante e la scultura come poesia silente.

L'autore e studioso italiano Cesare Ripa associa Medusa alla gelosia ed i suoi serpenti ai pensieri cattivi che scaturiscono da un cuore malvagio; la scultura può dunque essere letta come l'emblema della messa a tacere dei pettegolezzi e dunque della vittoria della saggia discrezione. Il significato per Bernini potrebbe però essere stato ancora più immediato e personale, riferendosi alla brusca interruzione, nel 1638, della sua appassionata relazione clandestina con Costanza Piccolomini (Bonarelli), le cui fattezze sono chiaramente somiglianti a quelle di Medusa. In questo caso la scultura dovrebbe risalire attorno agli anni 1638–40 e fare da contraltare ad un altro busto, un tenero ritratto di Costanza. FS

P.S. Guardate qui i 5 più famosi dipinti di testa di Medusa della storia dell'arte. Bellissimi e spaventosi allo stesso tempo!