Gian Lorenzo Bernini ha realizzato per il Cardinal Scipione Borghese questo fantastico capolavoro, che raffigura la casta ninfa Dafne mentre si sta trasformando in una pianta di alloro, inseguita inutilmente da Apollo, dio del sole.
Questa scultura in marmo a grandezza naturale, iniziata dal Bernini all’età di 24 anni ed eseguita tra il 1622 e il 1625, è sempre stata ospitata nella stessa villa, ma in origine si appoggiava su una base più bassa e più stretta posta contro la parete, vicino alle scale. Così, tutti coloro che entravano nella stanza potevano vedere subito Apollo dal retro, poi la ninfa in fuga, che appariva durante il processo di metamorfosi: dei rami coprivano la maggior parte del suo corpo, ma secondo le righe di Ovidio, la mano di Apollo poteva ancora sentire il suo cuore battere lì sotto. La scena termina con Dafne che si trasforma in una pianta di alloro per scappare dal suo aggressore divino.
La presenza di questo mito pagano nella villa del Cardinale era giustificata da un distico morale composto in latino dal Cardinal Maffeo Barberini (più avanti Papa Urbano VIII) e inciso sul cartiglio alla base, che diceva: “Coloro che amano inseguire fugaci forme di piacere, alla fine restano solo con foglie e frutti amari tra le mani”.
Anche se la scultura può essere apprezzata da diversi angoli, Bernini l’ha pianificata per essere osservata di lato, permettendo allo spettatore di vedere contemporaneamente le reazioni di Apollo e Dafne e così capire la storia in un solo istante, senza bisogno di cambiare posizione. Oggi vi presentiamo questa scultura in foto scattate da due angoli diversi. Vorrei che potessero rappresentare di più il talento del Bernini!