Per cosa? by Frederick Horsman Varley - 1917-1919 - 147,4 x 180,6 cm Per cosa? by Frederick Horsman Varley - 1917-1919 - 147,4 x 180,6 cm

Per cosa?

olio su tela • 147,4 x 180,6 cm
  • Frederick Horsman Varley - 2 gennaio 1881 - 8 settembre 1969 Frederick Horsman Varley 1917-1919

Oggi è l'anniversario della fine della Prima Guerra Mondiale, durante la quale sono stati mobilitati oltre 70 milioni di militari, tra cui 60 milioni di europei. Oltre nove milioni di combattenti e sette milioni di civili sono morti a causa della guerra (incluse le vittime di numerosi genocidi), un tasso di vittime aggravato dalla sofisticazione tecnologica e industriale dei belligeranti e dallo stallo tattico causato dall'estenuante guerra di trincea. Fu uno dei conflitti più letali della storia e aprì la strada a importanti cambiamenti politici, tra cui le rivoluzioni in molte delle nazioni coinvolte.

Oggi vorremmo presentare un dipinto creato dall'artista canadese (sì, prometto che vedremo più spesso artisti canadesi!) Frederick Horsman Varley. La storia è stata scritta dal nostro nuovo collaboratore, Norman.

Frederick Horsman Varley nacque a Sheffield, in Inghilterra, nel 1881. Studiò a Sheffield e ad Anversa ed emigrò in Canada nel 1912. Nel 1918 ottenne un incarico come artista di guerra ufficiale dal governo canadese. Varley divenne presto disilluso dalla spaventosa carneficina della Prima Guerra Mondiale. Nel 1920 divenne membro fondatore del Gruppo dei Sette, i cui appartenenti rappresentavano la natura selvaggia del Canada.

Per cosa? è appeso nel Canadian War Museum, Ottawa. Sotto un cielo plumbeo che, a sinistra, riesce a malapena a sostenere se stesso, siede un carro caricato di cadaveri di soldati appena uccisi da seppellire nel piccolo cimitero. In primo piano, la terra stessa è stata mutilata dai bombardamenti ed è disseminata di detriti di guerra. Uno dei becchini è appoggiato sulla sua pala, stanco per il lavoro senza fine. Un raggio di luce grigiastra illumina i cercatori, forse facendo presagire la speranza per il futuro.

- Norman Clark