Cleopatra

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Artemisia Gentileschi (1593–1653) fu la prima donna ammessa all'Accademia di San Luca di Firenze, nel 1616. Il suo approccio naturalistico ai temi convenzionali conferisce ad essi una dimensione più terrena, in sintonia con lo stile barocco del Caravaggio.

Utilizzato come ornamento sui copricapi dei faraoni come simbolo dell'eternità del loro potere, il serpente è anche il presagio della morte di Cleopatra e della fine della dinastia tolemaica. Ad eccezione del serpente, però, Artemisia Gentileschi rifiuta ogni altra convenzionale caratterizzazione della regina egizia di origini greche, famosa per la sua intelligenza e per la sua forza persuasiva. Il soggetto di Cleopatra attirava moltissimi committenti, ed era un'opportunità per gli artisti di raffigurare un nudo di donna che si arrende alla morte in cerca di redenzione. Gentileschi, facendo invece l'opposto, ritorna alla dimensione eroica della storia, scegliendo di rappresentare il momento in cui Cleopatra decide quale sarà il suo destino. La sua alleanza politica e sentimentale con Marco Antonio minacciava il potere degli altri condottieri Romani, portandoli a dichiarare guerra. Sconfitti, Cleopatra e Marco Antonio si tolgono la vita e Roma prende il controllo dell'Egitto, portando così al termine l'età ellenistica. Il sentimento tragico è evocato dal bassorilievo raffigurato nella parte sinistra del dipinto, dove una desolata figura porta una mano al cuore e l'altra verso il cielo, in un tipico gesto di chi è in lutto,  solitamente usato come decorazione  funebre. 

Testo di Eliane Pinheiro

Questo capolavoro appartiene alla collezione della Galleria G. Sarti di Parigi, ma fino al prossimo 17 novembre potrete ammirarlo al Museu de Arte de São Paolo nella mostra Women’s Histories, che presenta quasi cento opere dal I secolo fino al XIX.

P.S. Artemisia Gentileschi era un'incredibile donna e un'incredibile pittrice, scoprite di più su di lei leggendo qui!